La muffa diventa puro codice linguistico, un applicativo biologico che conduce la pittura al punto limite delle sue possibili mutazioni endogene.

La grammatica dei TTOZOI rigenera i modelli archetipici di Pier Paolo Calzolari e Giuseppe Penone, riportando l’orbita iconografica nei perimetri ciclici del quadro, dentro la superficie storica di una memoria collettiva. L’azione naturale non si disperde ma avviene così su superfici circoscritte, sotto il controllo dello spazio d’azione, lasciando che la vita faccia letteralmente il suo corso organico. Un evento tra casualità e controllo che radicalizza il legame tra Arte e Natura, rendendo la biologia un fenomeno elaborativo e partecipativo. Una dialettica viva che porta il fattore creativo nel cuore pulsante del ciclo naturale. Il “concettualismo naturalmente informale” di TTOZOI ha stabilito un flusso dialettico con tre siti Unesco, simboli universali della cultura architettonica e archeologica italiana: la REGGIA DI CASERTA (novembre 2017) con la sua necropoli sannita databile IV sec a.C., riportata alla luce nel 1990 nell’area sottostante il secondo cortile; l’ANFITEATRO DEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI POMPEI (dicembre 2017) dove il duo ha utilizzato gli ambulacri, sepolti dall’eruzione del Vesuvio del 79 e poi riportati alla luce; infine il COLOSSEO (prossimamente), il più grande anfiteatro del mondo, simbolo globale di Roma ed icona d’Italia. Le tre aree prescelte rappresentano l’apoteosi del genio italico, la vetta archeologica di antichi lustri dell’umano ingegno. L’integrazione coi luoghi avviene per proliferazione ramificata, non fermandosi a qualcosa di puramente formale ma agendo su un processo che integra visibile e invisibile, memoria e presente, storia e cronaca, individui e collettività… Il processo informale, realizzato a quattro mani, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta, poi riposte in particolari teche che favoriscono la naturale proliferazione di muffe, con manifestazioni sempre diverse; nutrendosi della sola parte organica, le spore interagiranno con l’opera secondo uno schema ignoto ed apparentemente caotico. In realtà TTOZOI monitora la progressione del processo, fin quando deciderà di interromperlo, secondo una declinazione di “salvataggio dall’estetica in purezza”. Solo a questo punto le tele verranno pittoricamente rifinite ed ultimate, lasciando visibili le tracce del passaggio della natura. La pittura di radice informale trova qui la sua evoluzione più significativa, un approdo estetico che stravolge il fattore interpretativo delle opere. Tutte le apparenze astratte si trasformano in un processo ad alta valenza figurativa, dove ciò che vediamo ci conduce ben oltre la pura forma, nella stratificazione pittorica di memorie, esperienze, processi dinamici, contributi esogeni…

A cura di Gianluca Marziani

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